Il Primo Piano Stretto e le Emozioni in Fotografia

Uno degli aspetti che maggiormente coinvolge lo spettatore in una fotografia di altri essere umani è poter gettare uno sguardo, attraverso una finestra, in modo discreto o indiscreto, su una realtà umana.
Cosa meglio del Primo Piano ci permette di vedere il volto degli altri? 
Perché? La risposta è abbastanza ovvia, siamo animali sociali e viviamo di relazioni e in riflesso con il nostro prossimo e per bramosia o per empatia, leggiamo nel volto delle altre persone le vicende umane che ci circondano.

Il Primo Piano e le emozioni in fotografia

Nel mondo del cinema Primo Piano è la parola chiave per illustrare lo stato interiore che trapela, e in teoria, senza che se ne accorga, e quindi in modo innato. Questo taglio fotografico si contrappone al tutte le altre forme di inquadratura per illustrare le emozioni del soggetto ripreso.

Quando impariamo a leggere un volto?

Al momento della nascita il primo senso che percepiamo e usiamo è quello che ci guida verso nostra madre, l’olfatto.
Ma già dopo i primi mesi entriamo a contatto diretto con il volto dei nostri simili, cominciando con i nostri genitori. Ed è così che impariamo a distinguere e leggere sul loro volto le espressioni e gli stati d’animo che li accompagnano.
A già pochi mesi di vita leggiamo lo stupore, l’amore, gioiamo dei sorrisi che ci regalano in ogni momento, scopriamo subito quando qualcosa non va.
Riusciamo a superare lo scoglio della mancanza della parola usando il nostro volto e rispondiamo con sorrisi sdentati, gridolini e strilli…

Riconosciamo i segnali che costituiscono poi il nostro modo di interpretare il volto delle persone che incrociamo nella vita.
Il sorriso è un invito ad un approccio amichevole con gli altri. Uno sguardo diretto e un volto aggrottato sono invece segnali di disappunto…
Insomma sappiamo leggere a modo nostro le espressioni del nostro prossimo.

 

Scattare un Primo Piano Ravvicinato

Se un primo piano porta alla luce un’emozione, studiata e pianificata con il nostro modello/a allora si deve pensare di saper coinvolgere il soggetto in modo da portarlo a vivere ed interiorizzare il momento e farlo trasparire attraverso la mimica facciale.
Sembra facile, ma è un percorso e la collaborazione fra la direzione della fotografia e la realizzazione nelle sue parti deve necessariamente passare per un flusso di lavoro armonico.

 

bokeh sfuocato dof sfumato ritratto primo piano

Un lampo fra uno scatto e l’altro, ovvero mentre si pensava cosa realizzare. La modella, in un momento di relax pensa come interpretare il successivo ruolo.

Nel Cinema e nella Fotografia, alcuni esempi

In questo il cinema, con il suo scorrere di fotogrammi e le fotografie, parlano di emozioni usando il Primo Piano dei soggetti.
I ritratti (e includo tristemente anche i selfie – con tanto di boccacce) rappresentano i sentimenti che viviamo, spesso camuffati, recitati, ma lo scopo è quello di adeguare il volto ad una situazione e ad uno stato d’animo.
Trasmettere un’emozione attraverso il proprio volto senza dover parlare o scrivere, quindi senza spiegarsi!

 

Arancia Meccanica

Uno sguardo che mette soggezione, accompagnato da un sorriso beffardo e malevolo. Questo scatto tratto dalla serie di Arancia Meccanica è al contempo inquietante e accattivante. Leggiamo un chiaro intento di sfida e di cattiveria

primo piano stretto sul volto di Malcolm McDowell nel ruolo di Alex DeLarge

 

Il favoloso mondo di Amelie (2001) – uno primo piano fanciullesco

Forse una delle immagini più iconiche che negli ultimi anni si sia vista.
Assaggiamo? Uno sguardo con occhioni da bimba, sgranati, che illustra curiosità e fa sognare un mondo fanciullesco, di sapori che si possono assaggiare.

Il primo piano

In questo fotogramma, derivante dal film citato, i colori accesi del soggetto emergono da uno sfondo leggero e tenue, adatto a dare risalto al soggetto.

In questo caso, oggetto scenico (props), il cucchiaio è nella sua semplicità un modo per trasmettere ed aggiungere il gusto di qualcosa di gustoso accompagnato dallo sguardo sgranato come quello di un bimbo davanti ad un dolce.

 

The Shining (1980) – La tensione

Uno sguardo fuori dalla razionalità e dalla compostezza.
Una tensione data dal volto premuto contro i lati fracassati della porta.
In questa immagine è particolare anche il dettaglio derivante dalla tensione espressa dal volto, tensione determinata e che richiede uno sforzo per essere soddisfatta, dal forte contrasto dell’azione nei confronti dei colori della scena, dove il tenue colore pastello della porta è assorbito dalla forza dell’ansia e dal colore incarnato del volto.

il primo piano in fotografia e nel cinema

Anche se questa è una scena derivante da una sequenza, probabilmente questo è uno dei fotogrammi più noti nel suo genere.

 

Psycho (1960) – Il Terrore

Un primo piano che si distingue dal precedente perchè illustra l’altro lato della medaglia, una paura profonda, incontrollata ed incontrollabile, che emerge quando si è in un momento di completa debolezza difronte ad un’aggressione efferata. In questo famoso fotogramma, si vede perfino che è stato utilizzato un obbiettivo abbastanza ampio tipo un 35mm e con un’apertura molto ampia, tanto che la iperfocale è spostata quasi all’altezza della nuca dell’attrice, facendo apparire indefinito e inafferrabile, quasi un orrore ancestrale che vuole uscire dallo scatto.

primo piano al Bates Motel psycho

Toro Scatenato (1980) – La Determinazione

in primo piano, la sofferenza e la lotta

Lo sguardo determinato e la fronte abbassata, le narici dilatate, una smorfia di sforzo tensione e rabbia, gli elementi che caratterizzano questo perfetto ritratto che sa dare tensione, determinazione e carattere allo scatto.