Spazio Colore, sRGB o Adobe RGB, come orientarsi?

Quale spazio colore utilizzare e perché? Che differenza c’è tra sRGB e Adobe RGB o ProPhoto RGB?

Spazio Colore, sRGB e Adobe RGB, Come orientarsi?

Quando si scatta una fotografia spesso si sceglie uno Spazio Colore e quelli più comunemente offerti sono sRGB (standard RGB – 1996) o Adobe RGB (1998).
Questa impostazione, va precisato ha effetto solo nello scatto effettuato in modalità JPG, mentre non ha rilevanza in formato RAW, dove la registrazione dei dati avviene in modo ProPhoto.

Cosa sono gli Spazio Colore?

Gli spazi colori sono definizioni di colore secondo uno standard. In comune identificano il bianco ed il nero, il primo rappresentato dall’assenza di luce, il secondo dalla piena luminescenza.
Il modello matematico di definizione è dato dallo standard L.a.b., che schematicamente utilizza la scala luminosa L intersecata con i parametri a (rosso-verde) e b (blu-giallo). Rosso e verde, come blu e giallo sono il colore ed il proprio negativo (come si può vedere dalla ruota cromatica). Il modello L.a.b. copre lo schema colori che l’occhio umano può vedere.

L’esistenza di diversi spazi colore è dettata da esigenze tecniche diverse.
Cercando di fare un’esemplificazione, ipotizziamo che uno spazio colore sia un dizionario, e che due persone discutano di una stessa immagine parlando con due dizionari di riferimento diversi.
Anche se l’immagine è la stessa, le due persone non saranno in grado di capirsi completamente.

Ma a cosa servono gli spazi colore?

Uno Spazio Colore è un sotto insieme del modello matematico L.a.b. e si usa fra apparecchi diversi per permettere che un’immagine venga visualizzata in modo uguale.
Per chiarire il concetto, monitor del computer, telefonino, televisore e tablet hanno rese cromatiche diverse, e questo dipende dagli spazi di lavoro che hanno e da come interpretano le eventuali informazioni in esso non comprese.
Se pensiamo appunto a uno spazio colore come da un dizionario, possiamo immaginare un bimbo ed un adulto che commentano la stessa immagine. Il bimbo sarà in grado di dare una rappresentazione sommaria, l’adulto saprà dare una definizione migliore e più accurata.

Di seguito vedremo due spazi colori comunemente usati e spesso dibattuti. Quale sia il migliore non è tanto utile quanto piuttosto capire come e perché fare una certa scelta.

Lo Spazio Colore sRGB

Spazio Colore sRGBLo Spazio Colore sRGB è uno standard, il meno definito, in sostanza un dizionario povero.
Nato nel 1996 dalla collaborazione di Microsoft e HP, è quello che si definisce come misura base (minima) per la diffusione delle immagini in internet, monitor e stampanti.
Usando questo standard si garantisce che quando una immagine è salvata e trasmessa, gli altri device (interlocutori) vedranno quelle stesse cromie e saranno in grado di rappresentarle.

È uno spazio cromatico ridotto, e nello specifico, non è in grado di dare risalto ai toni più accessi, soprattutto nelle tonalità del verde e del rosso-magenta.
L’immagine qui di fianco rappresenta la mappa dei colori verso il chiaro dello standard sRGB.
Per dare un’idea di questa rappresentazione in modo corretto bisognerebbe vederla come un cubo in equilibrio su uno spigolo.
Il punto minimo (quello non rappresentato in questa schermata) è dato dalle tonalità cromatiche discendenti verso il nero.
In questo schema è rappresentata la parte chiara della mappatura.

Lo Spazio Colore Adobe RGB

Spazio Colore Adobe RGB (1998)Questo spazio colore è una versione maggiorata dello standard sRGB, in grado di coprire i colori più brillanti e accesi, sopratutto quando questi colori cadono nella gamma dei verdi e dei rosso-magenta, e con una minima riduzione dei colori nella zona tonale rossa.

Sebbene sia uno standard, non è adottato come spazio  per la definizione delle immagini trasmesse via internet.
Il motivo che oggi posso addurre a giustificare questa scelta è legato a due parametri di cui uno, il primo, è decisamente caduto nel dimenticatoio.
Il primo, appunto, è che la capacità di trasmettere dati era esigua nel momento in cui Internet nasceva e alleggerire il traffico dati era una necessità tecnica oltre che economica.
Il secondo motivo è invece da ricercarsi nella diffusione di device capaci di visualizzare a pieno questa gamma.

I monitor in grado di soddisfare questo standard sono una stretta minoranza rispetto a quelli che a spanne (*) sono in grado di dare soddisfazione allo standard sRGB.
Oggi i monitor di computer non sono i mezzi più utilizzati per visionare immagini. Il mondo delle immagini, grazie a Instagram e FaceBook gira prevalentemente su device mobile come telefonini e tablet.

(*) Ad essere onesti una buona parte dei monitor di laptop e anche quelli definiti “consumer” non riportano nelle specifiche la copertura di Spazio Colore sRGB, e a volte arrivano poco sopra al 50% delle gamme sRGB e Adobe RGB…

Cosa Scegliere?

Si arriva a sbattere il naso in questo aspetto della gestione dei colori quando si confronta la stessa immagine su display diversi…
Ma non solo! Aprendo un file fotografico con Adobe Photoshop capita di venir interrogati su che Spazio Colore usare per elaborare il file stesso.

Spazio Colore, quale sceglere

Capire cosa, come e perché diventa ora importante per una corretta gestione delle informazioni.

Dire che uno Spazio Colore sia meglio dell’altro è forse inutile, quanto invece è importante capire e scegliere con motivazioni come comportarsi.

Diamo per scontato di fotografare in formato RAW, un modo di fotografare che raccoglie il massimo delle informazioni digitali che il sensore  ci offra.
Il formato RAW è indifferente allo Spazio Colore, sia esso sRGB o Adobe RGB, poiché i file RAW raccolgono le informazioni secondo lo standard cromatico ProPhoto!
Questo ultimo standard è forse quello che più si avvicina alla capacità visiva umana.

Gli Spazi Colore prima illustrati sono dei sotto insiemi dello standard L.a.b. e hanno effetto se si scatta in formati compressi come il JPG, dove la compressione dei dati è tale da ridurre ai minimi termini i dati applicando un dizionario cromatico ed escludendo quelli in eccesso.

La differenza la si ha quando si parla di organizzare un flusso di lavoro e si vuole che l’immagine abbia determinate caratteristiche.

Le Preferenze in Adobe PhotoShop

Prima di tutto vediamo che preferenze scegliere su Adobe PhotoShop per poter lavorare con la massima libertà.

Adobe Photoshop Spazio Colore preferenze

Nell’ordine, dall’alto a sinistra, si seleziona lo Spazio di Lavoro, di seguito nella parte del Color Management Policies, le politiche di gestione del colore, che devono essere impostate per preservare lo spazio colore originale e di chiedere il caso di modifica.
La scelta dovrebbe cadere su “Preserve Embedded Profile”, in modo da non modificare la definizione del file sorgente.
Sulla destra invece si seleziona che motore di render cromatico da usare e (suggerisco) le impostazioni come rappresentate.

In breve, decidiamo che per tutte le immagini che non abbiano uno spazio colore, verrà proposta lo spazio sRGB, per tutte le altre sceglieremo di volta in volta.

Un Flusso di Lavoro

Una volta scattata un’immagine in formato RAW, solitamente passiamo ad elaborare il file per poterlo trasformare in un JPG e quindi esportarlo per il mondo internet. È qui che si deve valutare come procedere.

Da qui in avanti illustro un metodo, e ci tengo a precisare che non sia l’unico, ma di sicuro offre un modello di approccio lineare e alquanto intuitivo.

Aprendo un file RAW in Adobe Photoshop solitamente vediamo apparire la gestione dello stesso in Camera Raw, e da qui possiamo scegliere quale spazio di lavoro assegnare all’immagine.
Spazio Colore ProPhoto RGB, sRGB, Adobe RGB
Viene solitamente offerta la scelta con cui è stata impostata la fotocamera, ma nulla vieta di cambiare lo Spazio Colore del file una volta a computer. La foto RAW è scattata in ProPhoto RGB, un ambiente cromatico più ricco, quindi tant’è usare quello!
Se lo spazio cromatico offerto è diverso, basta premere sul tipo di formato e sarà possibile cambiarlo in ProPhoto RGB e indicare che si vuole lavorare con ProPhoto RGB e con 16Bit colore.

Si noteranno (e lo illustro anche nell’immagine successiva) che cambiando lo Spazio Colore l’istogramma dell’immagine cambia di conseguenza.

Spazio colore, istogrammi a confronto per la stessa immagine

Se in ProPhoto ho una maggiore definizione, e quindi ho impresso il sensore diciamo con 60% dei valori disponibili, in Adobe RGB quel 60% corrisponde ad un 80% della definizione cromatica, e corrisponde al 100% del dizionario sRGB (ad esempio).

A questo punto, fatte le dovute modifiche al nostro file Raw, possiamo scegliere di APRIRLO e quindi renderlo disponibile in Adobe PhotoShop. Vi appare la canonica immagine che mi chiede in che spazio colore volete elaborare l’immagine e sarà qui che si deciderà di usare il dizionario legato al file (Use the embedded profile).

Spazio Colore, quale sceglere

Fino a qui l’iter sembra ovvio. Il punto da mettere a fuoco è il seguente, se procedo con le impostazioni come inserite, l’immagine verrà elaborata nello spazio colore ProPhoto RGB, e non convertita….

Quindi???

Ora, viene naturale chiedersi… Perché???? Ecco l’ovvio! Se elaboro una fotografia, voglio poter usufruire di tutti i vantaggi (dati) possibili.

E tutto questo quindi perché lo abbiamo fatto???

Lo abbiamo fatto nell’ottica di poter avere un’immagine finale elaborata nel migliore dei modi e che possa ora essere esportata con la migliore resa su tutti i device che la visualizzeranno!
Questo lo si determina nel momento in cui si procederà per Salvare l’immagine ed esportarla.
Infatti è proprio il motore che effettua l’esportazione che ora tradurrà l’immagine nello spazio colore definitivo all’immagine (usando quindi il dizionario corretto).

spazio Colore sRGB export

Sarà proprio nel momento dell’esportazione, che dovrò indicare (come segnato in rosso) di applicare lo Spazio Colore sRGB. Ovviamente posso non dire di includere il Profilo Colore visto che lo standard sRGB è quello idoneo ad Internet e l’unico che i browser abbiano a disposizione.

Ma tutto questo iter, perché?
Per poter garantire alle nostre modifiche di gestire al meglio tutti i dati possibili raccolti dal sensore e quindi, solo dopo aver fatto le correzioni, esportarla secondo lo standard più giusto!

Potevamo saltare tutti questi passaggi ed elaborare il file in formato sRGB da subito?
Certo, ma non saremmo stati in grado di avere Spazi Colori con corrette definizioni quando il nostro file oltre che usato per il web, venga usato anche per processi di stampa che richiedano dati cromatici aggiuntivi.